Dovrei fare altro, ma so che è giusto scrivere di questo

01/05/13

Due domeniche fa, il buon prete che celebra qui all'inizio della via commentava il brano del buon pastore e, come già successo, mi ha dato un'ottima chiave di lettura.

Le pecore hanno paura del lupo perché viene e le mangia. Non c'è niente di sbagliato, è naturale, la paura c'è. Il pastore viene e guida le pecore, ma il lupo arriva e se il pastore non fa la guardia, se le mangia. Poco può urlare il pastore imprecando la sciagura, le altre pecore hanno visto che il lupo è venuto, ha fregato il pastore e se n'è mangiata una. Ma non una a caso, una pecora del proprio gregge, magari la sorella o la cugina!

Esiste poi un pastore che è diverso. Non che gli altri amino meno il proprio gregge, ma qui il pastore ha una sua pecora preferita e però la fa vivere con il resto del gregge, diventa sorella delle altre pecore e con loro vive. Poi, viene il lupo e si mangia proprio quella pecora preferita dal pastore. Le altre si disperano perché vedono che il pastore niente ha potuto, malgrado il lupo avesse puntato proprio quella sua preferita.

Eppure, la preferita vince il lupo e torna al gregge per dimostrare alle altre sorelle che il lupo può essere vinto e che la loro paura, giusta, è stata vinta.

Difficile capire questa storia se non fosse passata per una pecora che è divenuta sorella delle altre. Non vale che sia il pastore a cacciare il lupo, è una di noi che l'ha fatto dimostrando che si può vincere la propria paura.

Credo di non dover aggiungere altro.

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